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mercoledรฌ 16 luglio 2025

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La storia dell’Europa รจ inseparabile dalla sua arte. La pittura rinascimentale, la scultura classica, l’opera lirica, la musica sinfonica, la filosofia visiva di registi e performer: tutto nasce da un principio fondamentale, la libertร  assoluta di espressione. Libertร  di offendere, di scioccare, di rappresentare Dio, il corpo, la morte, l’eros.

Oggi, perรฒ, questa libertร  non รจ piรน scontata. La cosiddetta “diffusione democratica” dell’Islam, spesso vista ingenuamente come semplice pluralismo religioso, รจ in realtร  un cavallo di Troia che minaccia alla radice la vitalitร  estetica e culturale occidentale.
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L'Islam tradizionalista non si limita a non apprezzare l’arte occidentale: la rifiuta in blocco. Nelle periferie europee dove le comunitร  musulmane sono ormai maggioranza, la stragrande maggioranza degli abitanti vive completamente scollegata dal mondo artistico e musicale. La pittura, la danza, la musica, la scultura sono percepiti come strumenti di corruzione morale, come distrazioni vietate dalla Sunna e dal Corano.
Non si tratta di differenze di gusto, ma di un vero rigetto antropologico. In molti quartieri francesi, ad esempio, le scuole di musica chiudono perchรฉ considerate “luoghi di peccato”. In Svezia e in Germania, festival musicali hanno dovuto annullare artisti o cambiare programmi per “rispettare la sensibilitร  delle comunitร  locali”.
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Gli esempi concreti si moltiplicano. Nel 2004, Theo van Gogh, regista olandese, fu brutalmente assassinato ad Amsterdam per aver diretto un cortometraggio che criticava il trattamento delle donne nell’Islam. Non si tratta di un semplice atto criminale isolato: รจ il simbolo di un clima in cui l’artista deve temere per la propria vita se osa toccare temi religiosi.
Nel 2006, il mondo intero ricorda le proteste violente scatenate dalle vignette danesi su Maometto, con ambasciate incendiate, minacce di morte e intimidazioni a disegnatori e giornalisti. Queste minacce non furono semplici manifestazioni di dissenso, ma veri e propri attacchi mirati alla libertร  artistica e satirica.
Nel 2015, l’attacco a Charlie Hebdo sancรฌ definitivamente che in Europa non esiste piรน un diritto di satira assoluto quando si tratta di Islam. Gli artisti, oggi, si autocensurano. Gallerie d’arte rinunciano a esporre opere potenzialmente offensive. Case editrici evitano pubblicazioni scomode. Questa รจ la prova piรน tragica che la democrazia liberale sta cedendo di fronte alla minaccia islamista.
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La societร  occidentale ha sviluppato la musica come linguaggio universale di libertร . Ha esaltato la danza come celebrazione del corpo. Ha reso la pittura un atto sacro e al tempo stesso scandaloso. Ma in una societร  dove intere masse di immigrati considerano queste espressioni peccaminose, il futuro dell’arte รจ segnato.
Nei quartieri dove la sharia di fatto sostituisce la legge civile (da Molenbeek a certe zone di Parigi o Malmรถ), le donne vengono minacciate se osano partecipare a corsi di danza. I musicisti sono costretti a suonare in clandestinitร . I teatri chiudono o cambiano programmazione per non “provocare” la comunitร .
A rendere ancora piรน grave questa deriva, si aggiunge un fatto recentissimo e clamoroso: nel Regno Unito sono stati ufficialmente riconosciuti tribunali islamici (Sharia courts), autorizzati a dirimere dispute civili e familiari all’interno delle comunitร  musulmane. Un precedente pericolosissimo e decisamente imprevidente, che segna un cedimento storico. Con questa concessione, non solo si frammenta il principio della legge unica per tutti, ma si legittima una giurisdizione parallela che pone le basi per future rivendicazioni ancora piรน invasive. Oggi si tratta di matrimoni e ereditร ; domani potrร  riguardare diritti fondamentali, inclusa la libertร  artistica e di espressione.
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L’idea che si possa creare un “dialogo estetico” con chi rifiuta alla radice la libertร  artistica รจ pura utopia. Non si puรฒ costruire un ponte con chi considera l’arte un atto blasfemo. Non si puรฒ integrare chi, educato a considerare il corpo una fonte di vergogna, demonizza la danza e la scultura.
La retorica dell’integrazione culturale non fa che mascherare una lenta ritirata. L’arte non รจ un lusso decorativo: รจ la linfa vitale di una civiltร . Quando si rinuncia all’arte per non “offendere”, si rinuncia a se stessi.
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L’Islam, nella sua versione piรน rigida e ortodossa che si diffonde anche grazie alla democrazia, rappresenta oggi una minaccia reale, non astratta. Non รจ un pericolo che si manifesti con divieti ufficiali o leggi immediate: si diffonde come un veleno lento, che impone l’autocensura, la paura, la sottomissione psicologica.
Il caso dei tribunali islamici in UK non รจ un dettaglio burocratico: รจ la prova concreta che l’Occidente sta svendendo i suoi principi fondanti, legittimando un sistema giuridico estraneo e potenzialmente incompatibile con la libertร  individuale.
Se l’Europa tutta, e con essa il nostro mondo occidentale non avrร  il coraggio di dire con forza che la libertร  artistica รจ un valore non negoziabile, se non difenderร  con orgoglio la musica, la pittura, la scultura e la satira, finirร  per trasformarsi in un deserto culturale, dove la bellezza sarร  vista come un peccato, e l’arte come una colpa da espiare.
๐‹๐š ๐ฌ๐œ๐ž๐ฅ๐ญ๐š รจ ๐ฌ๐ž๐ฆ๐ฉ๐ฅ๐ข๐œ๐ž: ๐๐ข๐Ÿ๐ž๐ง๐๐ž๐ซ๐ž ๐ฅ’๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ž ๐ฅ๐š ๐ฅ๐ข๐›๐ž๐ซ๐ญร , ๐จ ๐š๐ซ๐ซ๐ž๐ง๐๐ž๐ซ๐ฌ๐ข ๐š๐ฅ ๐ฌ๐ข๐ฅ๐ž๐ง๐ณ๐ข๐จ ๐ ๐ซ๐ข๐ ๐ข๐จ ๐๐ž๐ฅ๐ฅ’๐จ๐ฌ๐œ๐ฎ๐ซ๐š๐ง๐ญ๐ข๐ฌ๐ฆ๐จ.



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