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domenica 29 luglio 2018

Il musicista e la sua affermazione sociale



Fra tutte le categorie di musicisti, il direttore d'orchestra ricopre da sempre un ruolo delicato e instabile, per via della sua principale caratteristica, ovvero quella di far musica senza produrre fisicamente alcun suono. L'aura di mistero e fascino che lo circonda è oggetto di continue valutazioni, critiche, denigrazioni o esagerate adulazioni.  Egli si affida necessariamente ad uno strumento, l'orchestra, che non è paragonabile alla tastiera del pianoforte e che per la natura umana che la contraddistingue necessita di un trattamento delicato, intelligente e naturale. Come si sa, la bacchetta non fa stecche e l'abilità di far suonare l'orchestra in un modo consapevole e personale, senza alterarne l'anima e senza danneggiare il pensiero del compositore, è un'impresa ardua e rilevante che richiede una condotta interpretativa logica e pertinente al testo, ma può essere semplice e banale qualora sia opera di un artista irresponsabile e autoreferenziale.

La valutazione di un direttore da parte dei musicisti dell'orchestra varia molto in base alla cultura e alla preparazione di ogni singolo componente. Oggi, complice una scuola musicale settoriale, circoscritta alla preparazione tecnica e alla sua enfatizzazione, dove la formazione umanistica è pressoché ignorata, la nuova generazione di musicisti cresce quasi completamente avulsa da un gigantesco mondo parallelo, essenziale al completamento della propria natura musicale. Pochi artisti hanno il desiderio e la volontà di riempire un vuoto, spesso si accontentano della propria efficienza sullo strumento al quale dedicano una vita, ma alla quale però sottraggono il giusto nutrimento. La Musica, arte particolare è come un campo che senza concimazione o alternanza di sementi, dopo un po' inaridisce e non dà più ortaggi.
L'educazione settoriale non è certo prerogativa degli artisti. Oggi, in qualsiasi campo vige soltanto il criterio dell'efficienza e della specializzazione. Provate ad andare da un medico generico per un dolore ad un alluce e scoprirete che la maggior parte di loro forse non è in grado di distinguere un dolore artrosico da quello prodotto da un' onicocriptosi. Mancando quella parte intuitiva, quella capacità empatica necessaria al delicato compito, il suo parere sarà quello di proporvi esami totalmente inutili e costosi.

Il pubblico, non da meno, giudice finale per l'incoronazione dell'eroe di turno, in assenza di un minimo bagaglio musicale complesso e di una conoscenza approfondita della storia dell'esecuzione, si accontenterà di ciò che abilmente il business musicale gli propone, trangugiando divi, antidivi, onesti musicisti e squallidi imbonitori. I mass media, veicoli d'eccellenza per la glorificazione, sono abilissimi nel confezionare immagini, storie presenti e passate, ritratti di artisti impensabili e chi non conosce è inevitabilmente preda, più o meno inconsapevole, di queste trappole.
Oggi nel mondo, l'attività del direttore d'orchestra è terribilmente inflazionata e forse numericamente paragonabile a quella di chi pratica il mestiere più antico del mondo. È sufficiente digitare la parola "conductor" su Google immagini e troverete centinaia di pagine che ne ritraggono di celebri e di totalmente sconosciuti, da est a ovest e da nord a sud del globo. Chiunque abbia vissuto il mondo musicale di soltanto quarant'anni fa, cioè stamattina, ricorda benissimo la quantità e la qualità degli interpreti, nonostante il proliferare dei dischi, all'epoca veicoli primari di divulgazione musicale.

Chiaramente, qualcosa si è definitivamente alterato nel meccanismo di questa particolare arte interpretativa. Il mondo dell'entertainment ha assimilato e involgarito ogni cosa, sottraendo quella parte trascendentale che il mondo musicale richiederebbe, ad iniziare da una superiorità di intenti unita ad una consapevolezza del ruolo, divenuto ormai troppo spesso ordinario e marginale. La nascita di molte compagini dedite all'esecuzione senza direttore, è forse una delle prime risposte autorevoli, seppur parziali, ad una consuetudine esecutiva priva di significato. Un modo serio anche per sottrarre quel desiderio e quella necessità di affermazione sociale tipica del direttore d'orchestra e rara negli esecutori o nei cantanti, troppo impegnati a conservare la loro abilità tecnica e interpretativa. Il dramma del direttore è la continua attenzione visiva che richiede e accentra su di sé, da parte dell'orchestra e da parte del pubblico. La prima, soltanto in minima parte può contribuire al successo o all'insuccesso di un direttore, per il semplice fatto che non riuscirà mai ad andare contro la propria natura e suonare male, anche in presenza del peggior somaro anti musicale. Basta parlare con qualsiasi esecutore e vi confermerà ciò. Al massimo vi dirà che Tizio o Cajo son dei raccomandati e che se non dirigono lì le sovvenzioni per l'orchestra o il teatro non arrivano.

Il pubblico invece, proprio per la sua natura inconsapevole e per la non conoscenza della cosa musicale, essendo facilmente influenzabile da avvenimenti estranei potrà essere giudice esclusivo e decretare ascesa o discesa di un musicista, anche eccellente. Da esso scaturisce il complesso di condizioni affannosamente inseguite da molti direttori d'orchestra, che non essendo in possesso di sufficiente struttura interiore, alta motivazione e conoscenza, necessitano di quell'aura particolare per poter sopravvivere in una condizione di difficile valutazione e considerazione. Nei limiti di una semplice verifica delle attitudini e della preparazione musicale, in pochi sopravvivrebbero. Un normale strumentista non ne ha davvero bisogno, perché sa che se suona bene è già salvo. È perfettamente conscio che per valutarlo non è necessario guardarlo, bensì è sufficiente ascoltarlo.

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