Il mondo digitale ha inevitabilmente compromesso una fondamentale caratteristica e attitudine umana, quella del contatto fisico con le cose e coi propri simili. La sua progressiva eliminazione, legata alle normali ed elitarie attività dell'uomo (denaro contante, comunicazioni personali ed epistolari, letteratura, musica) ha sotratto quella parte essenziale e preliminare all'armonico sviluppo relazionale con gli oggetti, la loro funzione e fruizione con le persone. L'osservazione diretta degli avvenimenti legati a cose materiali e quindi una consapevolezza di tipo tattile, nonché la progressiva diminuzione e sostituzione del contatto fisico coi propri simili, sta pericolosamente inficiando la nostra realtà di percezione, vanificando secoli di storia legati alla principale caratteristica dell'uomo: la propria esclusiva natura analogica e il relativo confronto e attribuzione di significato agli avvenimenti naturali. Oggi, il contatto fisico coi propri simili comunissimo fino a poco tempo fa e legato a carezze, baci, abbracci, effusioni piacevoli e semplici, sta velocemente svanendo, per far posto a numerosi alias di tipo digitale, vaghi, equivoci, inespressivi
Non parliamo poi della paura indotta da simili comportamenti. Provate ad accarezzare un bimbo per manifestare la vostra tenerezza e simpatia. Rischiate di passare per pedofilo. Date un affettuoso e profondo abbraccio ad una persona cara del vostro stesso sesso e sarete scambiati, come minimo, per persona dagli atteggiamenti ambigui o scabrosi.
Insomma, chi come me è nato in un mondo decisamente più semplice e tutto sommato meno comodo dell'attuale, si ritrova un po' smarrito. Per fortuna, cosa rara, ogni tanto si incontrano giovani meno assuefatti e compromessi alla contaminazione digitale della propria anima e ancora in grado di comprendere appieno la necessità di comportamenti empatici più semplici, naturali e consoni all'uomo. E con un abbraccio il cuore si apre ad entrambi.
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