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martedì 16 luglio 2019

La fortuna della passione


Uno dei più gravi problemi che le società industrializzate ed evolute dovranno affrontare intorno al 2050 non solo sarà quello della disoccupazione, bensì quello della impossibilità di occupazione, ovvero dell'inutilità di impiego di uomini e donne, che a causa della loro formazione non adatta ai tempi non potranno essere di alcuno aiuto alla società nella quale vivono. In parole povere, l'educazione scolastica generalizzata così come la conosciamo, sempre che sia esclusivamente supportata dalla personale ricerca della conoscenza, non servirà a nulla eccetto che alla propria soddisfazione, insufficiente comunque al mantenimento materiale per una vita dignitosa.
Le previsioni si basano ovviamente sull'esponenziale progresso tecnologico che via via causerà la sostituzione dell'opera umana materiale con quella robotizzata e quella frutto del pensiero analogico con quello digitale. Il grande matematico e filosofo Bertrand Russell, nel suo libro “Elogio dell’ozio” del 1935, si esprimeva dicendo che "la fede nella virtù del lavoro provoca grandi mali nel mondo moderno, mentre la strada per la felicità e la prosperità si trova invece in una diminuzione del lavoro". In tempi più recenti, Bruno Bertinotti, politico e sindacalista, aveva adottato lo slogan "Lavorare meno, lavorare tutti" che dietro la facile presa populista aveva nel suo più intimo significato un valore ed una prospettiva allora non ancora compresa, ma che oggi appare realtà.


Dunque, lavorare meno: Direi che come prospettiva per una diminuzione dell'alienazione personale sia un'ottima idea. Lavorare tutti: benissimo, ma significa adattarsi anche ai lavori più umili, ponendo le basi per un ritorno ad un egualitarismo di base che riguarderebbe tutte le classi sociali, sempre che per quel tempo siano destinate ancora ad esistere. Ma cosa fare nel tempo libero? Ecco che il concetto di formazione di base torna prepotente alla ribalta. Una scuola con un pensiero educativo uniformato e che livella tutti, senza alcun criterio di valorizzazione in base alle personali caratteristiche, quanto può servire all'individuo? Soprattutto, un'educazione che punta esclusivamente all'erudizione trascurando la sapienza, quanto può tornare utile? Conoscenza e sapienza possono essere scambiati per sinonimi, ma hanno un significato intrinseco differente. La prima ha un indubbio valore pratico, ma la seconda definisce un mondo interiore, senza il quale la mera conoscenza non serve, se non a porre le basi per l'adattamento ad una silenziosa e moderna schiavitù.


E qui subentra l'urgente bisogno, direi un dovere, di ritagliarsi quel mondo ideale fatto di passioni, attitudini e desideri che ci dovrebbe accompagnare per tutta la vita, soprattutto durante quella parte del tempo non dedicato al lavoro d'impiego, sia esso manuale, industrializzato o pseudo-intellettuale che per la stragrande maggioranza degli individui si rivela comunque alienante. Le passioni, gli ideali, la dedizione a ciò che più si ama e che più ci ispira dovrebbero essere ingranaggi del motore della nostra esistenza. Purtroppo, e qui la scuola ha una grande colpa, queste attitudini umane non sono sufficientemente inculcate, se non addirittura totalmente neglette. Troppo sforzo per chi è preposto alla crescita dell'individuo e costi esorbitanti per la cosa pubblica. Meglio lasciare tutto così com'è, abbandonando ognuno al proprio triste destino. Impegno significa fatica, sviluppo del pensiero significa autonomia, consapevolezza significa capacità di combattere lo "status quo" e la sua negligenza.
Chiunque abbia avuto la fortuna di potersi dedicare alla propria passione, senza dover necessariamente rinunciare a ciò che più ama è, come chi scrive e i suoi simili in campo artistico, da considerarsi molto fortunato, indipendentemente dalla situazione sociale personale di partenza. Le future generazioni non saranno in grado di dedicarsi in toto a ciò che quelle appena passate e quelle attuali sono ancora in grado di fare. Per questo motivo, chi è depositario di un certo tipo di conoscenza, ha il dovere morale di diffonderla e inculcare nelle generazioni più giovani la medesima passione che ha animato ed anima tuttora la propria esistenza.


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