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venerdì 18 agosto 2023

Musica ed empatia

Molti musicisti tecnicamente abili con lo strumento, la voce o la bacchetta, nel momento in cui salgono sul palco e si trovano ad interagire con altri musicisti e col pubblico mostrano improvvisamente i limiti della loro arte. Diciamo che subito si dimostrano "bravi ma antipatici". Qualcosa di importante non accade, perché l'essere umano non riesce a trasmettere quel "quid" indispensabile per relazionarsi con chi ha di fronte. Diciamo che li si può genericamente definire "poco empatici", per via della mancanza di compassione nel senso più prossimo all’etimologia, che significa "patire insieme".

Si sa che l'empatia è la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri, mettendosi nei loro panni e comprendendo le loro prospettive. È certamente un aspetto importante delle nostre relazioni umane, perché consente di stabilire connessioni significative con il prossimo e rispondere in modo compassionevole alle esigenze emotive. Però, quando l'empatia è a senso unico può generare conflitti e portare a conseguenze negative per il benessere interiore e la vitalità di una persona, perché la reciproca capacità di connettersi emotivamente con gli altri è importante per una vita soddisfacente e significativa. Le persone che mancano di empatia possono avere difficoltà a comprendere appieno le esperienze degli altri, a riconoscere le loro emozioni e, soprattutto, a rispondere in modo appropriato. Questo solipsismo può portare a difficoltà nelle relazioni interpersonali, ad una mancanza di comprensione reciproca e persino ad un pernicioso isolamento sociale.



Chi fra noi musicisti, soprattutto insegnanti, non ha assistito almeno una volta nella vita a situazioni simili? Alcune persone, artisti o no, potrebbero essere naturalmente meno predisposte a causa della loro personalità o delle loro esperienze di vita, mentre altri potrebbero sviluppare una mancanza di empatia a causa di fattori traumatici precoci o disturbi psicologici.

La mancanza di empatia non implica automaticamente la "morte dell'anima", poiché le persone possono sviluppare una varietà di meccanismi di adattamento e strategie per affrontare le sfide emotive che hanno di fronte. La psicologia umana è complessa e molteplice, e ci sono molti fattori che contribuiscono alla formazione dell'identità e al benessere di una persona.
Quando mi è capitato, e tuttora accade, di interagire con persone e musicisti che sembrano mancare di empatia, ho cercato di comprendere le prospettive e le ragioni che si celano dietro il loro comportamento, ma quando mi accorgo che ciò può avere un impatto negativo sulla mia vita o su quella di chi mi sta vicino, so bene che il supporto di chi ha la chiave per trattare la salute mentale, o meglio dell'anima, potrebbe fornire un orientamento appropriato, certamente mai risolutivo.
Alla fine, parlo per esperienza personale, le persone meno empatiche conosciute in vita, sono quelle che definirei più sospettose, attente, sempre guardinghe, tendenzialmente invidiose, sofferenti e prigioniere di un cliché.
Quelle più fiduciose si mostrano sempre per ciò che sono: libere.

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