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domenica 24 luglio 2016

Il nostro nemico siamo noi

Il nostro nemico siamo noi
Dopo gli ennesimi tragici avvenimenti in Francia e Germania, la corsa dei mass media è stata subito quella di trovare per forza un nemico esterno e, considerati i tempi, la matrice religiosa è stata la prima ad esser presa in considerazione. Poi si scopre che uno era psicopatico e pieno di vizi e l'altro era una vittima di bullismo giovanile ossessionata dalle precedenti stragi di tipo neonazista. Di sicuro non ci fermeremo qui e purtroppo assisteremo ad altri orrendi atti omicidi, perché queste figure disadattate sono di sovente il frutto della nostra incuria e del nostro disinteresse verso la corretta educazione degli individui. Una buona educazione che nasce in famiglia, ma che può essere irrimediabilmente compromessa dalla massificazione perpetrata dalla società e prima di tutto da una scuola che tende a omogeneizzare gli individui, anziché a valorizzarne le personali peculiarità e comprenderne i bisogni. Una società che a tutti i livelli, dopo secoli di conquiste illuministe e libertarie, si sta adagiando rinchiudendosi nello scrigno del benessere personale e allontanandosi dalla partecipazione al bene comune. Una società che ti bombarda di inutilità e che ti ritiene inutile se a queste inutilità rinunci. Un continuo bombardamento mediatico tendente all'assimilazione degli individui, anche di quelli che tendenzialmente sarebbero più indipendenti e che non tollera le diversità di condotta, dalle più semplici alle più rilevanti. È chiaro che in un'ottica comportamentale indotta di cane che si morde la coda (suggestione-azione-rimorso-suggestione-azione-rimorso) nessun individuo ha la possibilità di evolversi e crescere armoniosamente. Senza fare una facile analisi psicologica, perché non è il mio mestiere, posso però comprendere quali siano state le motivazioni e le pulsioni ossessive del giovane assassino di Monaco: non compro l'ultimo modello di cellulare, non mi vesto come gli altri, quindi mi sfottono, mi isolano, poi sono vittima di atti di bullismo, mi sento solo, vi odio, mi vendico, trovo giustizia e serenità soltanto con la mia morte. Bene, se notate, questo modello psicologico comportamentale non è poi così differente da quello di molti disadattati che si rifanno alla religione per massacrare tutti. Che si tratti di un ebreo ortodosso, di un fanatico neonazista o uno di Al-Qaeda, poco cambia. Tutti hanno in comune una forma di disadattamento sociale, che può essere di rivalsa verso il successo altrui, verso il benessere non raggiunto, verso una persona non posseduta e che ti ha rifiutato, oppure il semplice rifiuto della propria condizione umana e della propria natura, sia essa razziale, sessuale, sociale.
Lungi da me l'idea che con la psicologia sia possibile trovare la giustificazione per tutti i mali, né tantomeno la cura di essi, dico soltanto che una collettività, per meritarsi questo appellativo, dovrebbe aver a cuore la propria generale disuguaglianza agendo dall'interno e far sì che le diversità individuali abbiano la possibilità di trasformarsi in peculiarità tese all'equilibrio generale della singola persona e quindi di tutti gli individui. Di sicuro sarà difficile, ma l'unico modo che abbiamo per poter cambiare il nostro destino è quello di cambiare noi stessi, operandoci verso la vera integrazione (non certo quella cattolica romana rassicurante del "volemose bene") bensì quella più intelligentemente organizzata, che non guarda in faccia nessuno, magari dura e disposta a combattere per potersi affermare, ma giusta. La giustizia si sa, se è, è dura e non guarda in faccia a nessuno. Tantomeno ai mantenitori di uno "status quo".

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