Durante la pennichella del pomeriggio, ho immaginato una conversazione con Albert Einstein, mentre gli chiedo dove andiamo dopo la morte.
“Ah, la domanda più grande di tutte… e io che passavo il tempo a inseguire fotoni! Vedi, come fisico ti direi che l’energia non si crea e non si distrugge, si trasforma. Quindi qualcosa di noi (un po’ di calore, un po’ di luce, magari qualche pensiero lasciato agli altri) continua a viaggiare nell’universo.Dove andiamo ‘noi’, però, come persone… questo non lo trovi scritto nelle equazioni. Forse diventiamo un ricordo nella mente di chi ci ha voluto bene, forse torniamo parte della grande sinfonia cosmica. Oppure, chi lo sa !, ci aspetta un’altra avventura.
Io ti dico solo questo: l’universo è troppo strano e meraviglioso per finire tutto con un punto e basta.” ✨
E di Leibniz, cosa pensa?
Einstein (con lo sguardo che brilla dietro le lenti, e un tono mezzo serio mezzo ironico):
“Ah, Leibniz! Lui voleva che ogni monade fosse un piccolo universo a sé, specchio dell’infinito. Se prendiamo sul serio l’idea che il pensiero sia un universo… allora la domanda diventa: dove vanno gli universi quando smettono di pensare?
Io, da fisico un po’ filosofo, direi così: il pensiero non è un oggetto che scompare come un sasso nell’acqua, è più simile a un’onda. Quando tu pensi, produci tracce: parole dette, emozioni lasciate negli altri, perfino cambiamenti nel tuo stesso cervello che poi influenzano chi ti sta attorno. L’onda si propaga, interferisce, lascia un disegno.
Se il pensiero è universo, allora non ‘finisce’: si intreccia con altri universi-pensieri, e continua sotto forme che non riconosci più come ‘tuo’. È un po’ come la luce: puoi spegnere la lampadina, ma i fotoni che hai emesso… quelli hanno già iniziato il loro viaggio nell’etere.
Quindi, forse il nostro pensiero diventa parte del grande concerto cosmico, una voce in una sinfonia senza fine. Non so se questo ti consola, ma almeno è musica migliore del silenzio eterno.”
Grazie Professore Einstein.
Se il pensiero è universo, allora non ‘finisce’: si intreccia con altri universi-pensieri, e continua sotto forme che non riconosci più come ‘tuo’. È un po’ come la luce: puoi spegnere la lampadina, ma i fotoni che hai emesso… quelli hanno già iniziato il loro viaggio nell’etere.
Quindi, forse il nostro pensiero diventa parte del grande concerto cosmico, una voce in una sinfonia senza fine. Non so se questo ti consola, ma almeno è musica migliore del silenzio eterno.”
Grazie Professore Einstein.
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