Quando sento dire che le nuove generazioni sono eccessivamente coccolate, senza spirito di sacrificio, che devono impegnarsi di più e assumersi responsabilità, mi tornano in mente le medesime parole ascoltate in gioventù. A parte l'attuale momento inatteso colmo di terrore, ansia, bugie e mezze verità, credo che tutte le nuove generazioni, periodi di vere e lunghe guerre a parte, abbiano usufruito da sempre di un benessere superiore a quello dei loro genitori. Dall'invenzione della ruota, alle macchine calcolatrici di Pascal e Leibniz nel 1600, alla macchina a vapore nel 1700, all'illuminazione elettrica nel 1800 e fino all'attuale computer ogni giovane individuo ha potuto in seguito usufruire della moderna tecnologia e delle sconosciute agevolazioni da essa derivate fino a quel momento, di sovente impraticabili dagli anziani. L'infiacchimento e il rimbambimento della società non sono manifestazioni nuove, ma da sempre hanno avuto illustrissimi progenitori e il progresso tecnologico è stato, ed è tuttora, un complice forse inevitabile di questo processo sociale.
Personalmente, durante il mio lungo periodo di insegnamento non ancora concluso, ho potuto verificare i modi ed i tempi sempre più ravvicinati del cambio generazionale. La differenza più sostanziale l'ho riscontrata in chi è nato senza computer, quindi con una propensione al pensiero quasi totalmente analogica, chi è nato prima di internet, chi invece ne ha in seguito usufruito e chi è nato completamente in un mondo digitale.
La caratteristica primaria di questa modificazione comportamentale, casi eccezionali e fortunati a parte, l'ho verificata nell'approccio individuale e nella carenza di affettività intesa come attaccamento, affezione e passione per le cose, per le persone e soprattutto per i propri desideri. Molta brama, molta disillusione, molta concretezza e competenza ma pochi sogni e poca visione. Questa anaffettività, termine caro agli psicopatologi, è certamente il tratto più evidente del carattere attuale di molti giovani, ma personalmente devo dire che da qualche tempo, soprattutto nella generazione nata intorno a metà degli anni '90, ho potuto riscontrare una notevole inversione di marcia ed un ritorno a modi decisamente più appassionati, liberi da imposizioni culturali, certamente più autonomi. Operando in un ambito molto speciale sono forse favorito dalla sorte, ma constato che il giovane gruppo di musicisti che da qualche anno mi segue, ha una serie di caratteristiche che sono certo lo renderà vincente, se non nell'immediato di sicuro nella costruzione del più intimo futuro, quello senza il quale fai due passi e poi ti fermi: è propenso a conoscere il passato (in questo caso musicale e interpretativo) e a valorizzarlo secondo le proprie attitudini, sta comprendendo e imparando dagli errori delle generazioni precedenti, dimostra una positiva capacità di adattamento al momento storico senza perdere le speranze, ma soprattutto manifesta un vero amore per la Musica e sa di appartenere ad un riservatissimo mondo popolato da chi ama la bellezza e rifiuta la volgarità. E tutto ciò, per sopravvivere nella giungla, non è poco.
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