Il primo violoncello ritratto nelle immagini a colori estrapolate dal celebre video della Messa da Requiem di Verdi diretta da Karajan e nelle tre successive in bianco e nero è Mario Gusella, il mio insegnante di Direzione d'Orchestra al Conservatorio di Milano.
Allievo del grande Gilberto Crepax e Emanuel Feuermann per il violoncello e di Hermann Scherchen per la direzione, per moltissimi anni fu prima parte dell'orchestra della Scala. All'inizio degli anni '70 venne chiamato ad insegnare per chiara fama, quando ciò era ancora possibile grazie al riconoscimento del proprio passato di musicista. Al termine della Seconda Guerra Mondiale non tornò subito a suonare, perché dovendo provvedere ai bisogni famigliari, si ritrovò a suonare il contrabbasso in un bar di via Manzoni dove, fra paghetta e mancia, sembra guadagnasse più che in orchestra.
Il caso volle che Toscanini, al suo celebre ritorno alla Scala, meravigliatosi della presunta perdita di un valente strumentista, fosse un giorno di passaggio proprio in quel bar e, ritrovandolo, lo abbia apostrofato in mal modo:"Ma Gusella! Cosa fai qui? Ma non ti vergogni di suonare il contrabbasso? Mi hanno detto che eri morto!"- "Ma no Maestro, sto bene, ma come può immaginare ho due figlie e moglie e devo provvedere a loro!"
Naturalmente, gli avevano fatto credere che era morto. Alla fine, sembra che fu proprio Toscanini a farlo riassumere, con tanto di paga adeguata. Roba impensabile oggi. Di carattere tutt'altro che facile, come quasi tutte le persone di carattere, Gusella fu sempre inviso a molti per la sua eccessiva, quasi morbosa correttezza, ma soprattutto perché era uno che non mandava a dire le cose. Te le diceva in faccia e stop. Ciò gli costò molto in fatto di "carriera". Ovviamente, in un mondo dove la diplomazia è di rigore e non ci si dovrebbe muovere come un elefante in un negozio di cristallerie, non era proprio il massimo...
Pur essendo da tutti riconosciuto per la sua maniacale precisione e passione infinita, stava sulle scatole per la sua eccessiva sincerità. Era fra i rarissimi direttori che studiava "appassionatamente" tutte le partiture di macelleria contemporanea dell'epoca. Di fronte a quelle che si rivelarono in seguito truffe allo stato puro, non mancò mai di riversare il rigore necessario alla loro migliore realizzazione. Comunista stalinista, di quelli duri e puri, era inviso a molti direttori artistici, sovrintendenti & Co., per il semplice fatto che non sapeva cosa fosse il compromesso e non mancava mai di mettere il naso nel posto sbagliato... In questo senso, come educatore, tutti noi gli dobbiamo qualcosa di davvero importante.
Un giorno, assieme ai miei compagni di classe, ero in attesa della lezione. Ricordo che era un venerdì mattina dell'autunno 1976. Gusella entrò in classe con sotto il braccio cinque o sei partiture di autori contemporanei al tempo molto in voga, sapete, quelle a due piazze... Le scaraventò fra nuvole di polvere sulla scrivania della sala d'Arte Scenica dove facevamo lezione sbottando con la sua penetrante vocina simile a quella dell'imperatore Palpatine, ma con accento romagnolo: "Ma sapete ragassi che mi sono rotto i c......i di dirigere queste menate? È tutta fuffa!"
E come nel film di Fantozzi, dopo la proiezione della Corazzata Potemkin, "scattarono novantadue minuti di applausi!"