Cerca nel blog
domenica 27 dicembre 2020
Le Arti dello spettacolo e la pandemia del 2020
sabato 22 agosto 2020
Generazioni
Quando sento dire che le nuove generazioni sono eccessivamente coccolate, senza spirito di sacrificio, che devono impegnarsi di più e assumersi responsabilità, mi tornano in mente le medesime parole ascoltate in gioventù. A parte l'attuale momento inatteso colmo di terrore, ansia, bugie e mezze verità, credo che tutte le nuove generazioni, periodi di vere e lunghe guerre a parte, abbiano usufruito da sempre di un benessere superiore a quello dei loro genitori. Dall'invenzione della ruota, alle macchine calcolatrici di Pascal e Leibniz nel 1600, alla macchina a vapore nel 1700, all'illuminazione elettrica nel 1800 e fino all'attuale computer ogni giovane individuo ha potuto in seguito usufruire della moderna tecnologia e delle sconosciute agevolazioni da essa derivate fino a quel momento, di sovente impraticabili dagli anziani. L'infiacchimento e il rimbambimento della società non sono manifestazioni nuove, ma da sempre hanno avuto illustrissimi progenitori e il progresso tecnologico è stato, ed è tuttora, un complice forse inevitabile di questo processo sociale.
giovedì 13 agosto 2020
Un simpatico ricordo del mio Maestro Mario Gusella (1913-1987)
Il primo violoncello ritratto nelle immagini a colori estrapolate dal celebre video della Messa da Requiem di Verdi diretta da Karajan e nelle tre successive in bianco e nero è Mario Gusella, il mio insegnante di Direzione d'Orchestra al Conservatorio di Milano.
sabato 1 agosto 2020
Il coraggio delle scelte
Ci sono parole che alle nostre orecchie suonano ormai desuete, quasi dei ricordi legati ai racconti di Cuore, il grande libro di De Amicis che generazioni di giovani hanno letto e riletto, senza tema di apparire nostalgici verso un passato comune, una volta soltanto legato ai buoni sentimenti di italiana appartenenza, e ora inevitabilmente globale.
Uno degli insegnamenti ricavati da certe letture è legato al loro contenuto inviolabile, alto di significati intorno alla nostra esistenza e moralmente inoppugnabili. Coraggio è una parola connessa a situazioni che il nostro mondo rilassato ha messo da parte, preferendogli termini legati ad altre quali l'arditezza, la temerarietà, la spavalderia, la prepotenza o l'aggressività; tutte caratteristiche che rivelano la caducità dell'uomo, incapace di affrontare situazioni critiche in modo decisamente positivo e proiettando la propria immagine oltre il breve confine temporale del successo. La ricerca spasmodica di esso è di sovente il risultato dell'educazione ricevuta in famiglia e a scuola. I genitori sono i primi artefici dell'educazione estetica dei figli, ovver
In decenni di insegnamento e attività musicale, stando a diretto contatto con centinaia di giovani, prima miei fratelli minori e poi figli e nipoti, ho sperimentato la felicità e la delusione della crescita o dell'esaurimento del potenziale di tantissimi musicisti di talento. Se a volte ciò era imputabile ad una fragilità personale o ad una mollezza dell'individuo, altre volte era il risultato dello sconsiderato intervento dei genitori, ambiziosi oltremodo e smaniosi di un rapido riconoscimento sociale, non tanto per i figli ma per sé stessi. Questo comportamento devastante, risultato di una debolezza umana molto comune fra gli individui, spesso eruditi ma non colti, ha fatto sì che quella caratteristica primaria, ovvero il Coraggio di affrontare situazioni scomode ma indispensabile per la propria evoluzione, venisse a mancare per mancanza di quella linfa vitale necessaria alla propria crescita. Per individui nati nel benessere, sia esso un risultato generazionale o familiare che li priva di una certa preparazione al disagio, alla sofferenza o educazione alla morigeratezza, la mancanza del Coraggio, ovvero di quella forza d'animo connaturata, spesso confortata dall'esempio altrui e che permette di affrontare e dominare situazioni difficili uscendone indenni, è da sempre determinante per la vita futura. Senza esso tutto diventa più difficile, pesante e a volte insopportabile.
Le scelte saranno sempre demandate ad interposte persone, abilissime nel far credere a te stesso e agli altri di possedere grandi qualità, il cui valore è già svilito a causa della mancanza di volontà d'intenzione, cosa ben differente dalla determinatezza nell'affrontare le situazioni. In battaglia si può avere la forza di uccidere il nemico, ma non essere in grado di vincere la guerra. Ci si può rifugiare in un bunker e attendere la notte, ma col sorger del sole tutto prenderà forma e definizione.
lunedì 27 luglio 2020
ROBERT SCHUMANN, al tempo della Seconda Sinfonia
Gli anni 1845 e 1846 furono difficili per Schumann. Nel 1844 era andato in tournée in Russia con sua moglie Clara, una delle più grandi pianiste dell'epoca, ed era frustrato e umiliato dal fatto di essere riconosciuto soltanto come il marito di un artista in primo piano e non in quanto distinto compositore e critico. Il ritorno della coppia a Lipsia trovò Robert nervoso, depresso e affetto da occasionali vuoti di memoria. Poco tempo dopo ebbe un completo esaurimento e il suo medico consigliò agli Schumann di tornare all'atmosfera più tranquilla di Dresda, dove Robert aveva precedentemente conosciuto momenti felici. Si trasferirono nell'ottobre 1844 e Schumann si riprese abbastanza da abbozzare completamente la Seconda Sinfonia nel dicembre dell'anno successivo. Iniziò l'orchestrazione a febbraio, ma molte volte gli fu impossibile lavorare, non riuscendo a finire la partitura fino a ottobre.
Clara notò che suo marito, notte dopo notte, non riusciva a dormire, piangendo costantemente fino al mattino. Il suo medico descrisse ulteriori sintomi: “Non appena si occupa di questioni intellettuali, è preso da attacchi di tremore, affaticamento, freddezza dei piedi e uno stato di angoscia mentale che culmina in uno strano terrore di morte, che si manifesta nella paura ispirata in lui dalle altezze, dalle stanze di un piano superiore, da tutti gli oggetti di metallo, persino dalle chiavi e dalle medicine, e la paura di essere avvelenato." Schumann si lamentava del continuo ronzio e ruggito nelle sue orecchie, e talvolta per lui era persino doloroso ascoltare la musica. Era diventato frenetico per paura di perdere la testa. I suoi sintomi fisici, ne era convinto, erano il risultato diretto delle sue afflizioni mentali. Invece si era sbagliato.
Recenti studi hanno fatto emergere novità intorno alla malattia di Schumann, con scoperte convincenti e rivelatrici. In quei tempi pre-antibiotici, un trattamento comune per la sifilide era una piccola dose di mercurio liquido. Il mercurio alleviava i segni esterni della malattia, ma a costo di avvelenare il paziente, o meglio, la vittima. Schumann, molti anni prima del suo devoto matrimonio con Clara, ebbe sia l'infezione che il trattamento terapeutico. I problemi di cui si lamentava - ronzii alle orecchie, estremità fredde, depressione, insonnia, danni ai nervi - erano il risultato dell'avvelenamento da mercurio. Per quanto sensibile fosse, Schumann prima lo immaginò e poi fu veramente afflitto dagli altri sintomi, fino a quando non si ammalò gravemente nella mente e nel corpo. In verità ebbe a che fare con un insidioso problema fisico che aggravava i suoi problemi psicologici piuttosto che viceversa, come lui credeva.
Vista su questo sfondo di patetica sofferenza, la Seconda Sinfonia di Schumann emerge come un miracolo dello spirito umano nelle circostanze più difficili, ben definito con le stesse parole dell'autore: “Ero fisicamente in forma quando ho iniziato il lavoro e temevo che il mio stato di semi-invalido potesse essere rilevato nella musica. Tuttavia, ho iniziato a sentirmi più me stesso quando ho finito l'intero lavoro." Intorno alle basi filosofiche della Sinfonia, senza dubbio legate allo stato emotivo di Schumann, si può dire che il dramma emotivo conduce dalla feroce lotta con forze sinistre energicamente espresse nel primo movimento, all'esultante vittoria del finale; con fasi intermedie di irrequietezza febbrile dello Scherzo a quelle di profonda malinconia dell'Adagio. Questa progressione dalle tenebre alla luce come processo musicale non è nuova, infatti ebbe i suoi nobili precedenti nella Quinta e nella Nona sinfonia di Beethoven, il musicista che Schumann riveriva sopra tutti. Probabilmente Schumann considerava la costruzione della sua seconda sinfonia come uno specchio per il suo definitivo ritorno alla salute durante la sua composizione. Rimane a noi come una delle più alte vette musicali e metafisiche del romanticismo musicale. Una composizione apparentemente chiara ma totalmente enigmatica, nascosta dietro la scrittura di quattro movimenti nella stessa tonalità, in Do maggiore-minore ed una lunghezza di scrittura davvero notevole.