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domenica 26 gennaio 2025

Direzione d'Orchestra Artificiale


Siamo ormai tutti consapevoli che la caratteristica dell'intelligenza artificiale è quella di non possedere pensieri analogici nel senso umano del termine. Il modo di elaborare le informazioni si basa su modelli matematici e reti neurali che permettono di comprendere e generare risposte, ma che ovviamente non funzionano allo stesso modo del pensiero analogico umano.

Il pensiero analogico caratteristico degli esseri umani implica la capacità di stabilire connessioni e similitudini tra concetti apparentemente differenti, utilizzando metafore e analogie tese a comprendere nuove situazioni e a sviluppare sentimenti. L'IA può analizzare e confrontare informazioni, ma lo fa attraverso specifiche elaborazioni computazionali, non attraverso il processo intuitivo e creativo proprio degli esseri umani. Può certamente aiutare a esplorare concetti, fare ragionamenti comparativi e trovare somiglianze tra diverse idee, principalmente in ambito scientifico, ma questi processi sono il risultato di rigidi algoritmi e di un addestramento su grandi quantità di dati, non di un vero pensiero affine, analogico e quindi spontaneo.

Soltanto il cervello dell'uomo può sviluppare analisi di astrazioni o ricerca di connessioni stimolanti tra le diverse informazioni ricevute durante il periodo del suo più o meno lungo apprendimento e della sua educazione, trasformando il pensiero in quella che tutte le culture, da sempre, hanno definito come "anima". Di certo, quest'ultima non è descrivibile, essendo essa stessa una pura astrazione divenuta concetto e trasformatasi in percezione intima. Per secoli, l'uomo ha condiviso o subito convenzioni sociali che ne hanno plasmato i comportamenti, nel bene e nel male. Nonostante la generale brevità della vita fisica e degli ovvi disagi che riguardavano tutti, disgraziati e potenti, l'umanità è riuscita a sviluppare idee straordinarie e realizzarle in ambito scientifico e artistico, tutte attraverso lo sviluppo di grandi intuizioni o soltanto grazie a semplici ed incredibili fantasie letterarie e sensazioni personali. 

Col nuovo secolo, dapprima con l'ingesso graduale del web in tutte le case ed improvvisamente con lo sviluppo esponenziale dell'IA, la capacità di sviluppare un pensiero autonomo importante e delle sue relative emozioni è molto diminuito e continuerà a diminuire. La facilità di ottenere risposte e di conseguenza un'incapacità graduale di sviluppare un'importante opera di ricerca personale che non sia esclusivamente un accumulo gratuito di informazioni, ha contribuito a diminuire lo scambio emotivo fra individui e l'elaborazione sensibile di una parte del pensiero, quella che trasforma le nostre intuizioni in comportamenti fisici vitali e più o meno complessi e fondamentali: un semplice gesto, un ammiccamento, uno sguardo, una carezza, un abbraccio o un bacio.  Una diminuzione pericolosa dell'empatia.

Gli ambiti nei quali oggi l'uomo si muove con disinvoltura grazie alla sua immedesimazione coi propri simili sono molto diminuiti. Il contatto fisico giornaliero col prossimo è riservato a poche fortunate categorie, spesso le più semplici a livello sociale o quelle dedite ad un rapporto di vicinanza continuativo, come ad esempio chi opera nell'ambito educativo. Queste considerazioni valgono soprattutto per le variegate società del nostro mondo "occidentale" e decisamente meno per altre che ai nostri occhi continuano ad apparire meno evolute. L'abbandono di molte attività fisiche e manuali a favore di altre più intellettuali ha contribuito all'impoverimento di molti dei nostri gesti quotidiani, quelli più facilmente intellegibili e dei loro stretti sottintesi. 

In ambito artistico-musicale c'è la singolarissima attività del direttore d'orchestra, un tempo grande creatore di atmosfere, depositario di verità quasi assolute, a volte demone spietato o in altri casi spirito angelico, ma sempre molto manifesto nella sua opera e palese nelle intenzioni. La grandezza di certi direttori si è manifestata spesso in concomitanza dell'unione con orchestre normali, se non mediocri e comunque bisognose di allenamento. In quei casi, ha potuto manifestare le proprie abilità tecniche e di persuasione, talvolta accolte e gradite, talvolta sopportate per necessità e intimamente rifiutate. Di certo, l'azione di costoro si è rivelata sotto molti aspetti speciale, in grado di modificare nel profondo il pensiero e l'opera dei musicisti. Il criterio analogico col quale operavano era evidentissimo. Un giorno, durante una prova con l'orchestra della NBC, Arturo Toscanini non riusciva ad ottenere la leggerezza che un brano richiedeva. Ad un certo momento estrasse il fazzoletto candido dal taschino della giacca e lo lanciò in aria. Esso cadde silenzioso fra gli orchestrali, aprendosi come un paracadute. In un secondo riuscì a farsi intendere mediante un pensiero semplice accompagnato da un'altrettanta semplice azione, entrambi derivati dall'unione perfetta di un concetto razionale e di uno totalmente fantasioso. L'effetto fu assicurato, senza ulteriori richieste verbali o contenimenti gestuali.


Negli ultimi decenni, complici i numerosi fattori che hanno diminuito la nostra percezione silenziosa della vita e la continua ricerca di certezze, nonché l'urgenza di ottenere un'apparente e appagante perfezione, i musicisti si sono sempre più affidati alla tecnologia affinché la propria opera fosse in linea coi canoni estetici dei tempi e soprattutto non fosse oggetto di critiche. Il dovere di riascoltarsi quasi in tempo reale ha esacerbato l'autocritica a senso unico ed ha consumato l'immediatezza dell'esecuzione musicale, condannando senza appello ciò che è nella natura umana: la possibilità di sbagliare. 

Esistono errori ed errori. In filosofia, l'errore indica qualcosa di falso che appare vero, o viceversa, nel campo a cui si riferisce il giudizio o la previsione e che quindi genera una sostanziale incompatibilità. L'errore può essere di natura pratica, quando si violano norme morali o principi che rendano efficace l'azione, o di natura dottrinale quando si giudica vero ciò che è falso o falso ciò che è vero. Come in fisica, essi possono essere anche di natura sistematica ed essere dovuti a varie cause dipendenti dal criterio di misurazione e dalla capacità di analisi dell'osservatore. Come nella quotidianità, se uno strumento di misura non funziona, come ad esempio una bilancia, sarà impossibile ottenere il peso esatto di un oggetto, e la mancanza di abilità o di conoscenza dello strumento da parte di chi effettua la misurazione e la valutazione del risultato, sia per caso o per eventuale tornaconto personale, causerà un giudizio errato o corrotto. In questo caso è dato assenso ad un giudizio realizzando un collegamento tra volontà e intelletto. L'errore riguarda tutta la nostra esistenza nel sapere e nell'agire, laddove si incontrano concetti fondamentali come opinione, colpa, dolore e felicità. La manifestazione spontanea di questi sentimenti e di queste sensazioni dovrebbe essere il principale elemento per la garanzia della libertà di espressione dell'individuo. Nel caso del particolarissimo ruolo del direttore d'orchestra, musicista che opera senza contatto fisico con lo strumento ma soltanto attraverso segnali del corpo, ultimo passaggio per la trasmissione dell'idea musicale già formata, la collaborazione con musicisti affini per sensibilità e passione è fondamentale.

Sfortunatamente oggi ciò avviene raramente, per il semplice motivo che l'alto standard qualitativo raggiunto dalle orchestre e la brevità del tempo a disposizione per allestire le esecuzioni, costringe ad ottimizzare i tempi e i modi, forzando i direttori ad accontentarsi di esecuzioni già nel DNA delle orchestre. Intendo dire che per riuscire a modificare le intenzioni di musicisti navigati, che hanno già eseguito decine e decine di volte un repertorio, sarebbero necessari tempi lunghi e non più in linea con l'economia richiesta dal mondo della musica. Soprattutto, sarebbe fondamentale la collaborazione emotiva dei singoli musicisti, certamente non così diffusa.

Nella veste di musicista navigato e di insegnante appassionato so di operare in tempi più facili di quelli da me vissuti in gioventù, per via dei molti agi oggi alla portata di tutti ma decisamente più difficili per via dei continui cambiamenti in atto e dei molteplici condizionamenti tecnologici che hanno modificato i comportamenti emotivi generali ed ai quali è difficile stare al passo. Smuovere emotivamente un giovane all'inizio di questo singolarissimo universo estetico, che richiede un'infinità di conoscenze ma soprattutto sapienza nel suo significato più vasto, è un'impresa che richiede attenzione infinita verso il singolo e l'abbandono totale di quei parametri oggettivi adatti più all'ambito scientifico che a quello artistico. Se dovessi accontentarmi di impartire le banalità tecniche da tutti conosciute, la mia opera sarebbe totalmente inutile. Nulla rimane come prima, per cui non mi meraviglierei che a causa di futuri avvenimenti contrari alla natura umana che oggi procurano a tutti noi grande stupore e spasmodica attesa, tornerà necessario, nonché indispensabile, un approccio alla vita in generale più lento e più ponderato. In questo senso l'IA, se sapremo tenerla a bada da pericolosissime auto-evoluzioni, potrà garantirci quel tempo speciale a nostra disposizione.

Bertrand Russell, il celebre matematico e filosofo inglese, è risaputo che non amasse il lavoro. Nel suo “Elogio dell’Ozio” del 1932, dichiarò che in una società più efficiente, ognuno avrebbe potuto lavorare solo qualche ora al giorno e il resto della giornata dedicarlo ad altre attività particolari come la scienza, la pittura, la scrittura. A mia memoria non citò la musica, che in gioventù fu per lui una sorta di tormento, sembra a causa degli obblighi imposti da un'acida insegnante...