Fu verso la fine degli anni '70 che a quel tempo noi studenti di Direzione d'Orchestra avemmo la fortuna di assistere alle prove dell'orchestra del Teatro alla Scala.
Personalmente fui molto fortunato, perché grazie al Maestro Romano Gandolfi, che da tempo mi aveva invitato a seguire le prove del coro, ebbi più di un' occasione per intrufolarmi in sala e seguire il lavoro di molti direttori. Fra i primi, ricordo Gianandrea Gavazzeni alle prese con un Boris Godunov in lingua italiana e Wolfgang Sawallisch, intento a risolvere e digerire i drammi registici di Luca Ronconi, in un Oro del Reno memorabile.
Bei tempi, entravo e uscivo dal portone principale senza gli odierni controlli da KGB e gli uscieri (ai quali ero stato presentato prima da Romano Gandolfi e poi da Carlo Maria Giulini) ormai mi conoscevano e come lasciapassare mi bastava dire che andavo a seguire le prove dell'orchestra. In circa quattro anni ebbi la fortuna di vedere all'opera tutti i più grandi direttori dell'epoca, tanto per fare qualche nome oltre ai sopracitati: Bohm, Bernstein, Horenstein, Mehta, Maazel, Haitink, Abbado, Prêtre, Schippers, Ozawa, Kleiber, Weller, Barenboim, Bellugi, Roždestvenskij... Nessuno di loro ebbe mai da ridire per la presenza mia e dei miei compagni di studi. Ovviamente per noi furono periodi davvero felici e fortunati per la nostra crescita musicale. Poi, improvvisamente tutto cambiò. Sembra che le Brigate Rosse avessero tentato di bruciare il teatro, per cui da quel momento esso divenne "off limits". Ma a parte ciò, la cosa che oggi appare davvero assurda, è la pressoché totale impossibilità dei giovani studenti a poter seguire le prove dei direttori, eccezion fatta in alcuni rari casi, per grazia di personaggi illuminati e generosi. Inoltre, (strano ma vero) sembra che alcuni non desiderino la presenza dei giovani aspiranti, considerandoli spietati giudici del loro operato... Eh sì, i tempi sono davvero cambiati, ricordo quando incrociai Mehta in un corridoio del teatro. Vedendomi con le partiture sotto il braccio sorridendo esclamò: "Ah, un giovane collega!" e proseguì verso il camerino. Altri tempi, altra umanità.